La Storia

La pasta a Cava tra storia e tradizione

Il pastificio Setaccioro s’impianta a Cava de’ Tirreni, un’antica e storica città, costituita da circa 20 frazioni che le donano la caratteristica di città stellare. Le terre de la Cava, ben protette dai Monti Picentini e dai Monti Lattari, permettono di accedere alle meraviglie della penisola sorrentina-amalfitana, che inonda col profumo dei limoni e della salsedine tutto il territorio circostante.

Cava è una città con una forte vocazione commerciale, le cui radici affondano nel XV secolo, periodo in cui numerose botteghe di artigiani e piccoli commercianti popolavano Borgo Scacciaventi, rappresentante oggi, la parte più antica del centro storico cittadino.

La crescita della città metelliana, tocca l’apice nel primo cinquantennio del XX secolo. La collocazione territoriale, che ancora oggi la pregia di notevoli paesaggi, il clima mite, lo sviluppo urbanistico ed industriale, rendono Cava, in quegli anni, una delle mete turistiche più gettonate e conosciute per le sue eccellenze industriali sia a livello nazionale che non.

Nel 1898 Andrea Sprecher decide di portare avanti la tradizione ottocentesca che vede la preparazione dei “maccaroni” in alcune botteghe del corso; affascinato dal modo in cui avviene l’asciugatura della pasta, ovvero appendendola su delle aste poi poste sulle porte delle botteghe, decide di costruire in via Atenolfi un edifico dove viene impiantato un pastificio.

Agli stessi anni del pastificio Sprecher, risale lo stabilimento dapprima denominato “Biscottificio Bisogno” e poi divenuto “Marcantonio Ferro e Figli, molino, pastificio e mangimificio”. La struttura era locata in corso Giuseppe Mazzini; in essa v’era la produzione di pasta, farina, semola e mangimi di eccellente qualità, che venivano distribuiti nella nostra penisola ma soprattutto oltreoceano.

Notizie piuttosto frammentarie restituiscono i nomi di altri pastifici metelliani. Tra questi abbiamo il Pastificio Apicella nei cui locali terranei, sul corso Umberto I, intorno al 1934 sorse il Teatro Metelliano. In località Passiano era presente il pastificio Senatore.

Nella scelta di Sprecher e di quanti l’hanno seguito hanno giocato un ruolo importantissimo alcuni fattori, quali: il clima, il livello di umidità che garantisce un’essicazione graduale e costante, la temperatura e il vento. Tutti questi elementi si incastrano alla perfezione per la lavorazione e un’ottima asciugatura della pasta.

Un detto popolare della vicina città di Gragnano, ben conosciuta come città della pasta e dalla cui tradizione pastaia la città metelliana ha attinto, narra che si impasta con lo scirocco e si asciuga con il maestrale, ma ovviamente non esistono parametri fissi.

Tra i consigli tramandati dagli esperti pastai dei pastifici metelliani ricordiamo: “per cuocere un chilogrammo di pasta occorre far bollire otto litri d’acqua in un recipiente della capacità di circa dieci litri. Quando l’acqua è arrivata all’ebollizione, gettarvi la pasta e sessanta grammi di sale da cucina. Mantenere l’acqua sempre in ebollizione e saggiare la pasta di tanto in tanto. Quando è arrivata a cottura, secondo il gusto (meglio se al dente), toglierla dal fuoco, sgocciolarla con un colatoio e condirla”.